In pochi lo sapranno ma Milano è una città liquida, soltanto dirlo suona strano, se si pensa al fatto che dista centinaia di chilometri dal mare.
Eppure è così, ce lo ricorda il pittore scapigliato Luigi Conconi: “In fondo cosa l’è sto mar ? O gran navili che nol g’ha che ona sponda”. Tradotto: In fondo cos’è questo Mare? Se non un gran naviglio con una sola sponda! E allora cosa dire oggi, dei navigli che agli inizi del novecento hanno fatto la fortuna della città di Milano e di quel misterioso laghetto alle spalle del Duomo, da secoli cantato nelle leggende metropolitane? Quali sono le sue origini?
Il tutto ha inizio quando incominciano i lavori per la costruzione della cattedrale milanese. All’epoca i blocchi di marmo di Candoglia, con i quali è stato edificato il Duomo, venivano trasportati dalla val d’Ossola fino a Milano.
Il trasporto in questo caso avviene a bordo dei barconi che navigavano i Navigli, sino ad attraccare in prossimità della “Fabbrica”, dove venivano scaricati in un bacino artificiale che poi fu bonificato.
L’approdo dei blocchi si scorgeva nei pressi del laghetto di Santo Stefano, in seguito interrato nel 1857 per motivi di igiene pubblica e per garantire la salubrità dell’aria.
Al suo posto oggi a ricordarci della sua esistenza c'è una targa con su scritto Via Laghetto. Un altro aneddoto legato a questo antico bacillo d’acqua dice che i blocchi di marmo per la costruzione del Duomo erano contrassegnati dall’ormai famosa scritta a.u.f.
Grazie a questa sigla tutti sapevano che i barconi che li trasportavano erano esenti dal pagamento dei dazi e gabelle, in quanto, portavano marmo ad “usum fabricae”, cioè per la costruzione del Duomo di Milano.
Ecco perché per la maggior parte dei milanesi dire “a ufo”, significa “senza pagare”, “a sbafo”, “a scrocco”.
Al laghetto di Santo Stefano è anche legata una leggenda. Si narra che nel 1930 parte della città di Milano riuscì a restare immune alla morte nera, l’epidemia di peste decima la popolazione milanese, di cui scrisse il Manzoni nel capitolo XXXI dei promessi sposi.
Secondo la leggenda gli abitanti della zona Ca’ Grande, l’edificio che un tempo ospitava l’ospedale maggiore di Milano, oggi sede dell’università statale, rimasero immuni alla peste.
La ragione di questo evento miracoloso rimanderebbe alla presenza di una strega. La donna abitava proprio in Via Laghetto n. 2. La strega, stando ai cittadini dell’epoca, avrebbe utilizzato la magia per contrastare il morbo.
Una volta finita l’epidemia, il comune fece dipingere sulla sua casa un’immagine che raffigura San Rocco, San Sebastiano e San Carlo ai suoi piedi. L’opera ancora oggi esiste e attira l’attenzione dei passanti curiosi.
E' abbastanza difficile credere che tutto questo sia dipeso dalla stregoneria. Tra le diverse ipotesi negli anni formulate, una sembra essere più credibile perché di natura scientifica. Pare che proprio nel laghetto di Santo Stefano, venisse scaricato il carbone destinato a fare da combustibile per i forni della fabbrica del Duomo. La zona quindi era ricoperta dalla polvere nera del carbone nota per i suoi poteri assorbenti che fungevano da disinfettante contro la peste.
Abituati a costruire, abbattere e ricostruire a seconda delle evenienze, in virtù del loro innato pragmatismo, i milanesi, hanno sempre sfruttato le potenzialità del momento della loro città.
Così buona parte dei Navigli di Milano, sono stati interrati per facilitare lo sviluppo urbano.
Sono antichi i Navigli, scavati nel dodicesimo secolo, con lo scopo di difendere la città dagli attacchi di Federico Barbarossa. Successivamente sono stati trasformati in canali commerciali per favorire i trasporti. Attraversavano tutta la pianura, dalle zone del lago Maggiore e del lago di Como, si estendevano dal Basso Ticino fino al mare. Oggi dei laghetti di San Marco, S.Eustorgio e Santo Stefano è rimasto qualche antico scatto e degli stravaganti racconti popolari.
Sono rimasti il Naviglio Grande e il Naviglio Pavese, le cui acque sono illuminate dalle luci colorate, durante il suggestivo natale milanese, e sulle sponde bar e locali animano la fervida movida della città.
Oggi è possibile navigare i navigli prenotando un imbarcazione attraverso il sito Milano Guida, la visita guidata dura circa un’ora e un quarto, e riscopre alcuni posti storici della città, come il vicolo dei Lavandai, Palazzo Galloni, il Ponte dello Scodellino, fino a giungere in Darsena.
Aggiornato il: 24/01/2022 10:13:40