I nostri consigli
Einaudi Stile Libero VS
Pagine 140
Euro 15,00
I principali dualismi che reggono tutt’ora il mondo sono sorti in Grecia ben prima che si iniziasse a contare i secoli ripartendo da zero. Abbiamo già, in questa rubrica, scritto di Sparta e Atene, due contrapposte filosofie di gestione della comunità protrattesi sino ad oggi e che ancora inducono dissidi insanabili. La collana VS di Einaudi Stile Libero nasce per questo, per approfondire le differenze, le contraddizioni secolari, scegliendo parole o nomi antitetici attorno cui si organizza la nostra esistenza. Di questa serie ho divorato anche il libro di Giorgio Ieranò, “Elena e Penelope. Infedeltà e matrimonio” una sorta di contraltare al femminile di “Autoritarismo e democrazia”, il dualismo tra Sparta e Atene. Sappiamo che Elena e Penelope non si sono mai incontrate; la prima fuggiva, in preda al desiderio e attratta dagli uomini, la seconda vegliava sulla reggia di Itaca, aspettando il ritorno del suo uomo. Le indelebili pennellate omeriche hanno così dato corpo a due capisaldi dei caratteri femminili che ancor oggi, soprattutto nel flebile immaginario maschile, reggono le sorti del mondo. Entrambe hanno attraversato la guerra più lunga; entrambe note universalmente per la loro bellezza. E in cosa, allora, erano diverse? E dove, invece, i loro caratteri e le loro vite si avvicinavano? Sicuramente entrambe ambite dagli uomini, e da essi contese. Ma, mentre Elena seguiva il suo istinto - la voglia di sognare, evadere, rompere legami che forse percepiva come catene - Penelope aveva scelto la via della devozione, che non vuol dire monachesimo o ritiro; anche lei infatti criticata, come l’irrefrenabile Elena, per quella sottile capacità che le accomunava nell’attraversare il mondo maschile, accendere il desiderio per poi tenere a bada tutti, dominando - ognuna a modo suo - il maschio, per far solo ciò che davvero si erano prefisse. L’arte di Penelope è ammaliare pur rimanendo, al medesimo tempo, intoccabile e luminosa, così come all’opposto, la cedevole Elena, in modalità anarchica e modernissima, decideva di abbandonare seduta stante casa e marito, per seguire (o farsi rapire?) dal seduttore Paride e vivere intensamente la passione. La capacità di Omero è quella di non giudicare - quantomeno mai direttamente - come quando in un film non sappiamo se stare dalla parte del protagonista o dell’antagonista, perché gli sceneggiatori hanno pilotato i personaggi verso gli ampi e democratici spazi del divergente senso comune. Non sembra che Omero faccia il tifo per l’una o per l’altra ma le rende immortali pur nella loro diversità, come se volesse far scegliere a chi ascolta (perché all’epoca prima si declamava e poi qualcuno riportava) da che parte stare senza fornire vantaggi a nessuna delle due.
Così, Elena e Penelope, diventano personaggi archetipici costituendo nei secoli materia di riflessione per tutte le donne venute al mondo dopo. La tirannia dei sensi svolge il resto nella storia; alla fine la guerra rimane sullo sfondo e, ciò che invece salta agli occhi, è che donne e uomini, nella vita, viaggiano affiancati ma, come due rette parallele, s‘ incontrano, sì, ma all’infinito. Intuizione, guarda caso, del greco Euclide.
The End
Elena tornerà a casa, le passioni ormai spente, e il marito Menelao sarà pronto ad accoglierla mentre Penelope, dopo un lungo, faticoso, furbissimo lavoro di gestione degli usurpatori di suo marito, avrà la giusta ricompensa nel vederlo tornare sulla loro isola dopo vent’anni. Ma dire se vissero tutti felici e contenti non è semplice.
di Marco Mottolese
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Aggiornato il: 12/04/2022 10:04:24